MARCHE: PARTE PRIMA
“Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura ...”
Lungo ponte nelle Marche.
Io e Mauro percorriamo con lo sguardo le dolci colline marchigiane, dove spuntano qua è là, quando meno te lo aspetti, affascinanti borghi arroccati e cinti da alte mura. Ci lasciamo trasportare dall'atmosfera sospesa tra passato e presente di questi luoghi e vaghiamo alla scoperta di angoli incantevoli. Girovaghiamo per le stradine medievali, strette strette, e stiamo col naso all'insù per ammirare i bei palazzi antichi e le possenti mura medievali, sotto un cielo fortunatamente sereno…
Prima tappa Recanati, cittadina che, a poco più di duecento anni dalla nascita del suo cittadino più illustre, scopro essere diventata un centro molto animato e vivace. Altro che natio borgo selvaggio… E passeggiando tra le sue vie mi perdo e vago con la memoria agli anni in cui, studentessa liceale, leggevo le poesie di Leopardi e mi lasciavo trasportare dalla musicalità dei versi e dall'intensità del significato…
Non può mancare dunque la visita alla casa di Leopardi e alla sua fornitissima biblioteca, nonché all'ermo colle di cui sopra, da dove, con un po' di fantasia, ci si dimentica di automobili e fabbriche, che si stagliano ai nostri piedi, e ci si perde nell'infinito, reale o immaginato che sia…
Né può mancare la visita al santuario di Loreto, maestoso, magnifico, con all'interno un piccolo tesoro, uno scrigno prezioso che rifulge con le sue pareti candide: la Santa Casa.
Dopo il pellegrinaggio culturale e quello spirituale (perdonate le digressioni, ma desideravo rendervi partecipi di quanto ho visto e apprezzato), è d'obbligo il pellegrinaggio gastronomico
Prima di partire, avevo chiesto aiuto a GM e Frittella mi era venuto prontamente in soccorso suggerendomi l'Osteria dei Fiori, a Macerata. Dal momento che del giudizio di Frittella mi fido e che Macerata è tra le nostre mete, ci dirigiamo alla volta di questa graziosa città nota per lo sferisterio e al cui centro storico si accede attraverso possenti e antiche mura. Anche qui girovaghiamo per le stradine medievali, ammiriamo i palazzi ora sede prevalentemente di facoltà universitarie, ci arrampichiamo per erte salite. Proprio su una stradina perpendicolare a una di queste ripide scalinate, si trova l'osteria da noi cercata.
L'ingresso è un portone abbellito da vasi di fiori multicolore, l'insieme è molto bello. Varchiamo la soglia e ci troviamo in un'unica sala, di modeste dimensioni, che contiene molti tavolini ravvicinati tra loro. Ci saranno in tutto una trentina di coperti.
Nell'ambiente predomina il bianco, tuttavia una parete è ravvivata da un coloratissimo disegno trompe d'oil raffigurante una casa e fiori. Sulla stessa parete spiccano due singolari pezzi presi da… una testiera di un letto antico! La stessa che fa mostra di sé sul muretto messo a dividere i tavoli dall'ingresso, insieme a bottiglie di vino allineate.
Complessivamente, l'ambiente è semplice ma molto curato. Accanto al disegno vi è un armadio a muro, dove la gentile cameriera che ci accoglie si preoccupa di sistemare i cappotti dei clienti; dalla parte opposta vi sono due porte, una che dà sulla cucina e l'altra, nascosta, che dà su un bagnetto, piccolo ma pulito.
Ci accomodiamo in una tavolino, non è grande ma in due ci si sta comodamente. Sopra la candida tovaglia in stoffa vi sono doppie posate e due bicchieri per ogni commensale.
Quando ci sediamo la sala è quasi vuota ma nel giro di mezz'ora si riempirà completamente: buon segno!
Il gestore, giovane e cordiale, ci porta il menù che vanta molti piatti della tradizione marchigiana. Io naturalmente chiedo lumi al riguardo e lui gentilmente mi spiega in cosa consistono. Sono tutti molto interessanti, dagli antipasti a base di pane "bagnato" condito con sale e accompagnato da salumi tipici ai biscottini tradizionali per concludere il pasto. Solo a leggere mi viene l'acquolina in bocca, vorrei assaggiare tutto... ma dato che non si può, salto gli antipasti e scelgo un primo e un scecondo. Lo stesso farà Mauro.
Da bere, solo acqua.
La cameriera che ci ha accolti all'inizio torna con l'acqua, messa in una caraffa molto bella ma poco capiente, tanto che alla fine le caraffe saranno due, ma conteggiate come una sola.
Insieme all'acqua, un cestino di pane, discreto.
Nonostante il pienone, il servizio è efficiente e rapido.
La cameriera ci porta i nostri due primi, diversi in modo da assaggiare più sapori, ed entrambi risultano abbondanti.
Io mangio i tagliulì pilosi (mi sembra si scriva così) con guanciale e ceci e assaggio i vincisgrassi di Mauro.
I vincisgrassi sono una sorta di lasagne, ma molto più leggere delle nostre, fatte con sfoglia gialla, non verde, con meno besciamella e un ragù appunto un po' più leggerino. Li giudico buoni. Voto: 8.
Il mio piatto invece consiste in tagliatelle fatte con farina e acqua, senza uova dunque, condite con guanciale, ceci e pomodoro: pasta fatta in casa, molto buona, condimento ricco, saporito, leggermente piccante, semplicemente strepitoso! Voto 10.
Dopo i primi, che ci avrebbero già saziati, arriva il secondo: per entrambi coniglio in porchetta al finocchio selvatico, con contorno di carotine e di patate al forno. Un'autentica bontà! Il coniglio, neanche a dirlo abbondante, è estremamente gustoso: il sapore delle spezie non copre ma migliora il sapore della carne bianca, gusto e profumo escono esaltati dall'incontro col finocchietto selvatico! Buone anche le carotine. Le patate invece non sono granchè: sono tantissime (se l'avessimo saputo avremmo preso un piatto solo) ma purtroppo sono cotte male, alcune secche altre quasi crude :-( Voto complessivo del secondo: 8 (non di più ma solo a causa delle patate).
Non può mancare il dolce, ne prendiamo uno in due e ce lo dividiamo “equamente”: un terzo a Mauro, il resto a me
Scegliamo un tortino al cioccolato, e qui mi riprendo dalla delusione per le patate, e mi riprendo eccome: un'apoteosi di bontà!
Arriva, ben presentato, un tortino di cioccolato con all'interno un cuore di cioccolato caldo, superlativo. Accanto, un ciuffetto di panna e una cucchiaiata di marmellata d'arancia. Quest'ultima non l'abbiamo gradita, troppo amara per noi, per cui non l'abbiamo quasi toccata. Per fortuna non l'hanno messa sopra il tortino! Voto 9,5 (per colpa della marmellata).
Due caffè, nella norma, e il conto di 62 euro.
Ecco, riguardo al conto devo dire che non è proprio a buon mercato anche se, essendo in centro storico a Macerata, ci può stare. Ma alcune cose costano a mio parere un po' troppo. Non parlo di primi e secondi, e in fondo neppure del dolce (certo, 5 euro sono tantini, però era molto buono). Ma i 2 caffè non valgono proprio la spesa di 4 euro.
A parte questo, e la caduta sulle patate, si è rivelato un ottimo ristorante: ambiente piccolo ma curato, buon servizio, tanti piatti della tradizione presentati con cura, abbondanti e cucinati ottimamente. Inoltre, lo dico a titolo informativo, c'è un menù a parte per i celiaci. La signora seduta accanto a me, che l'ha richiesto, era visibilmente soddisfatta. Bravi!
Tornassi da queste parti, lo riproverei senz'altro (giravano certi piatti di antipasto spettacolari!), per ora lo consiglio vivamente e ringrazio Frittella per avermelo suggerito.
Dopo il lauto pasto, torniamo sui nostri passi, ci aspettano altri paesi da vedere, nuove scalinate da affrontare...
Consigliatissimo!!
[Frittella]
10/12/2009
Il ringraziamento lo faccio io a te per avermi fatto ricordare un pasto molto grazioso, fatto ormai troppo tempo fà
Sono contento che siate stati bene.